Ad Agosto TheDonald era in svantaggio di 10 punti, oggi è un testa a testa con il voto via posta decisivo.
Dovremmo però chiederci se sia veramente riuscito a recuperare 10 punti in pochi mesi oppure se fossero i sondaggi tarati su un paniere non rappresentativo dell’intera popolazione elettorale.
L’incredibile vittoria del 2016 era stata passata ai raggi x, identificando i fattori chiave di quel successo (riassunti nel cap.3 ndr). Trump fu in grado di parlare «alla pancia del paese» tramite un uso «non previsto» dei social network.
Certo qualcosa è cambiato, a cominciare dall’attenzione delle aziende che li governano.
Così come non è possibile sapere, ad oggi, quanto abbia influito l’affare TikTok.
Sappiamo, però, che è in corso una qualche forma di adattamento biologico all’uso di questi strumenti; compresi nuovi percorsi celebrali (Emily Falk, professoressa di Psicologia e Marketing) e un adattamento ai gruppi virtuali in modo da non soffrire gli effetti dell’alienazione. In pratica si formano gruppi di discussione tra persone che la pensano in un certo modo. Qualcosa di simile è accaduto con Twitter e il referendum sul numero dei parlamentari, dove si creò una bolla di consenso verso il “no” che poi non rappresentava assolutamente il risultato nazionale.
Quindi dove trovare risposte a queste domande? Purtroppo tutto dipende da cosa appare sulle bacheche delle persone, i feed sono diversi per ognuno e controllati da un algoritmo, ma è proprio il controllo di questo “luogo” a fare, sempre di più, la differenza.
Come nel caso delle analisi sui fori di proiettile sugli aerei della seconda guerra mondiale
Non è possibile prevedere il comportamento dal comportamento. Ossia i sondaggi su chi si espone o prende una posizione, soprattutto se virtuale, non rappresentano lo schema di funzionamento dell’uomo. Bisognerebbe analizzare gli altri, quelli che non si espongono e che sono la maggiornaza. Per farlo andrebbe pesata l’influenza che subiscono in termini di messaggi.
Solo Facebook, Twitter e TikTok potrebbero farlo.